Adriano Cortiula

Adriano Cortiula

Presentazione del libro di un fabbro

 

Se l’argomento trattato è di dominio pubblico, presentare un libro, è abbastanza facile.

 Introdurre un libro sul ferro è un’impresa ardua, soprattutto per stare alla larga dai sostantivi che attirando aggettivi alla maniera delle calamite, formano immagini come; botteghe buie, ferri infuocati e sonanti incudini.

Far conoscere una monografia inerente a sculture di ferro è certamente impossibile.

 Il motivo è semplice, quando posiamo gli occhi sull’ambiente che ci circonda,  

vediamo ferro un po’ dappertutto e in continuazione, per questo quando c’imbattiamo in un pezzo d’acciaio realizzato bene, non riusciamo a distinguerlo dalla massa dei lavori eseguiti in maniera approssimativa.

Sciaguratamente in questo bellissimo mondo, la maggior parte degli umani e la totalità degli animali non hanno competenze specifiche in materia e la distinzione diventa difficile.

Quindi, come potrei spiegare che i lavori di tale Giordani Roberto sono dei lavori ben fatti, e meritevoli d’approfondimento? Semplice, non tenterò neppure di farlo.

 Le foto di un libro, ancorché ben fatte, hanno il difetto d’essere bidimensionali mentre il principale e precipuo pregio di una scultura è quello d’essere tridimensionale. Se si guarda la scultura con attenzione può essere compresa anche nella quarta dimensione, che è il tempo. Nelle sculture in ferro di Giordani, il tempo, si vede, s’intuisce, si assapora, si coglie, si osserva, e anche non avendo conoscenze specifiche, è possibile percepire il periodo che passa da quando l’acciaio si trovava in barre, alla fase che arroventato viene forgiato, e via di seguito fino all’installazione dell’opera.

Per questo la scultura va vissuta sul posto per gustarne i suoi equilibri, le proporzioni, le luci, i simboli.

Le foto sul libro dovrebbero fare da esca a chi ha la possibilità di vedere le opere dal vero e dovrebbero suscitare più di un interrogativo a chi non le ha mai viste nella realtà.

Dato che la descrizione delle opere risulterebbe inefficace e sicuramente riduttiva, posso invece tentare la presentazione dell’autore,  in quanto lo conosco molto bene.

Giordani Roberto è un romagnolo di sesso maschile, né alto né basso, né grasso né magro, né bello né brutto: insomma il classico  rappresentante della razza umana fatto apposta per passare inosservato.

Cosa che, peraltro gli riesce benissimo, fino a quando il nostro non impugna un martello, (purtroppo quell’arnese l’ha  sempre in mano). In quell’istante subisce una trasformazione inimmaginabile, diventando un fabbro di rare qualità e un ottimo artista, due cose che lui nega con violenza,  la sua modestia non gli permette di tollerare questo semplice e verificabile dato di fatto.

 Il cambiamento che subisce quando ha un martello in mano è percettibilissimo: infatti, un giorno io e un altro collega gli abbiamo posto un quesito inerente al ferro che stava modellando; invece di rispondere come al solito, con dei non so o con un “a mio modestissimo e umile parere “, dopo un lungo silenzio denso di patos, (è un maestro di silenzi) guardandoci in faccia ha introdotto la risposta  con questa frase; “in verità, in verità vi dico…..”  Contemporaneamente un lucente bagliore circondava la sua persona. Franco ed Io abbiamo archiviato la faccenda pensando che la luminescenza fosse il riflesso della forgia, posta alle sue spalle, però il dubbio è rimasto.

Ovviamente per un tipo così, si possono provare solo sentimenti alti e illuminati, o lo si odia o lo si detesta io che lo conosco non ho dubbi, li provo entrambi contemporaneamente.

Sembra che abbia concentrato su di se tutte le virtù di un essere umano e fa di tutto per dimostrarlo,

siccome le virtù sono riscontrabili ed evidenti, mi concentrerò a spiegare i difetti che tenta di occultare e che sono molti.

Ha avuto la faccia tosta di chiedermi uno scritto per questo suo libro: è molto intelligente quindi sapeva benissimo che se scrivevo qualcosa su di lui, poteva  essere solo una cosa gentile, nobile ed elevata, insomma una ruffianeria, ma questa volta ha peccato di presunzione, di lui scriverò tutto il male possibile

Ricordo come un incubo il giorno che ci siamo conosciuti  a Stia nel 97;  lavorava all’incudine vicino alla mia, mentre il pezzo si scaldava lo tenevo d’occhio, e la stizza mi avvolgeva sempre di più.

Non so chi per primo si avvicinò all’altro per complimentarsi del pezzo appena forgiato, ma ricordo perfettamente che, roso dall’invidia, ho iniziato con lui un Discorso sul Ferro che non si è ancora concluso.

Quel nodo che aveva aperto era senz’altro il più bel pezzo di quella manifestazione per disegno forma ed esecuzione,  ha avuto anche il culo di non essere  premiato, confermando involontariamente il valore dello stesso. Infatti poi, tutti si sono accorti del valore artistico dei suoi lavori e nel 2005 ha trionfato; lui, esperto del modulo, ha vinto con una sagoma, solo perché era la prova tangibile che era il migliore di tutti, basta questo per farlo odiare per sempre.

Mi ero convinto, visitando la sua officina, che per vedere qualcosa di savio avrei dovuto guardare il fiume, e invece i lavori che vedevo erano  all’avanguardia, praticamente le forgiature del domani. Il guaio è che le fa oggi. Non contento, invece di lavorare e tenersi per sé la sua abilità, insegna agli altri come si lavora il ferro, questo è niente, è il fatto di farlo benissimo ad essere imperdonabile. 

Probabilmente insegnare questo mestiere in Italia gli andava stretto, è partito per andare a spiegarlo in Marocco, decisamente è stata un’azione lodevole sotto ogni punto di vista, peccato sia stata vana: infatti è rientrato. 

Gli americani che capiscono tutto e lo capiscono prima di noi, quando ha esposto in una mostra a Filadelfia, hanno cercato in tutti i modi di ostacolarlo per evitare il confronto,  anche se sono riusciti solo a fargli rimandare il viaggio, campando scuse d’ogni tipo.

Quello che è seccante in lui, è il fatto che qualunque cosa faccia la fa come se fosse  la più banale del mondo, e le fa tutte bene. E’ un fabbro moderno, eppure l’ ho sentito snocciolare pareri sulle forgiature antiche risalendo la storia del pezzo fino alle origini, sottilizzando sulle varietà del ferro, caratteristiche meccaniche e artistiche. E si tratta di competenza autentica non fasulla.

Generalmente i bravi fabbri, come i bravi artisti, soffrono tutti di una grave malattia, che è quella di prendersi terribilmente sul serio, lui no, è esente  da qualsivoglia genere di protagonismo o d’autocompiacimento, sa ridere di se stesso e, inoltre, è pure simpatico.

Alle mostre, davanti a lavori comicamente brutti, il suo volto assume un’espressione prima di tristezza poi di disgusto, alla fine volge il capo per non offendere i suoi occhi con un pessimo lavoro. Ma  sta  male veramente, soffre per il ferro così umiliato. Si sente in colpa per non aver avuto la forza o la possibilità di spiegare all’autore come si lavora il metallo,  ma sia per l’opera, che per il fabbro, invece di usare parole come “brutto e incapace”, lui confeziona una disamina cercando di capire come e cosa voleva fare,  en passant spiega con   dovizia di particolari cosa lui avrebbe fatto, premettendo questa spiegazione con una balla clamorosa

 “ a parere mio “. Questa è una vergognosa menzogna, lui non esprime un parere, tiene una lezione: di disegno, di tecnica, di metallurgia e di arte, solo se trova una voluta non esattamente proporzionata, figuriamoci quando discetta sulle sculture.

Non basta, la controprova della sua bravura si vede nel seguito del libro, non solo nelle opere artistiche monumentali, che sono straordinarie, ma nei lavori usuali, di arte applicata.

Insomma, con tutti i fabbri che si sforzano di trovare forme nuove forgiando il ferro, a lui è  riuscito di trovarle e senza fare particolare fatica. Diceva Mazzucotelli  che per far fare al ferro quello che si vuole, basta scaldarlo un po’ e quello si plasma docilmente, io ho sempre pensato che questa frase fosse una stupidaggine e invece lui è la prova vivente che è vera.

Quando i critici si riferiranno ai suoi lavori, utilizzando parole come: percorso, istanza, messaggio, sincretismo, valori spaziali e lirici di poesia alta e ferma, che le sue opere trasudano, allora sì che riderò, e riderò forte,   l’unico percorso che l’ho visto fare è stato quello per raggiungere un ristorante lontano cento metri e ho dovuto insistere. 

Per quanto riguarda gli altri concetti non sa neanche dove stiano di casa.

Il giorno che avrà  imparato cosa significano, è meglio che non parli più con me, perché con i colleghi lui parla di carbone, di martelli, di magli, di acciai, insomma del lavoro che stiamo facendo.

 Devo ammettere che pochi fabbri come lui hanno sentito l’orgoglio e la dignità di questo mestiere e lo hanno servito con altrettanto zelo, fatica, e intelligenza.

 Aspetto con ansia che  mi assicuri che sta guadagnando molto, così finalmente avrò la certezza che ha cambiato mestiere.

L’unica consolazione che rimane è il fatto che sarà pure un grande fabbro, ma non diventerà mai un fabbro grande.

 

 

Con livore e odio